Ricercatori principali:
Dott.ssa Martina Beltrami – Dott. Gabriele Pagani – Dott. Federico Conti – Dott.ssa Laura Pezzati – Dott. Giacomo Casalini – Dott.ssa Rossana Rondanin – Dott. Andrea Prina – Dott. Antonino Zagari – Prof. Massimo Galli – Dott. Andrea Giacomelli
Progetto realizzato con fondi privati
In questo studio si è cercato di valutare lo stato HCV-Ab utilizzando Point of care testing in soggetti sottoposti a screening COVID-19 nel quartiere di edilizia sociale San Siro di Milano, con una popolazione multietnica e un basso status socioeconomico, e la conseguente accettazione del collegamento all’assistenza.
Lo scopo principale dello studio era stimare la prevalenza della positività agli anticorpi anti-HCV mediante Point of care testing. L’obiettivo secondario era valutare la percentuale di accettazione del collegamento alla cura.
Erano idonee a partecipare allo studio le persone che attualmente vivevano nel quartiere e di età >39 anni al momento dello screening per gli anticorpi anti-HCV. È stato somministrato un questionario per ottenere informazioni epidemiologiche e storia clinica.
Tutti i soggetti che sono risultati positivi per HCV-Ab e non erano a conoscenza del proprio sierostato e/o che hanno dichiarato di essere a conoscenza di un’infezione da HCV non trattata sono stati contattati telefonicamente e sono state organizzate analisi sierologiche per HCV-Ab e PCR quantitativa per HCV-RNA su sangue periferico presso l’Ospedale Luigi Sacco (Milano). Il trattamento e il follow-up venivano poi offerti quando veniva confermata un’infezione attiva da HCV.
Dei 2.394 soggetti che hanno partecipato allo screening per SARS-CoV-2, 1.637 soggetti avevano più di 39 anni di età, di cui 691 (42,2%) sono stati sottoposti a screening per HCV Ab. Durante i primi 14 giorni di screening, 310 soggetti idonei su 322 (96%) hanno accettato di essere sottoposti a screening per l’HCV.
Diciassette soggetti (2,5%) sono risultati positivi all’anti-HCV.
Nello studio è stata riscontrata una prevalenza di positività HCV Ab pari al 2,5%, leggermente inferiore alle stime effettuate sulla popolazione generale del Nord Italia circa 20 anni fa (3,3%), con una percentuale di soggetti ignari del proprio stato sierologico (29,4%), inferiore alla stima del 66% riportata da uno studio europeo nel 2015.
Tuttavia, un solo soggetto è risultato positivo all’HCV RNA (0,14%), ancora una volta inferiore allo 0,48% recentemente stimato in Lombardia.
Lo studio apre diverse considerazioni legate allo screening sierologico stesso, che sembra non essere sufficientemente efficace in una popolazione generalmente poco collegata all’assistenza sanitaria e potenzialmente ad alto rischio di portare l’infezione da HCV. In particolare, potrebbe essere utile lavorare alla creazione di un percorso dal point of care testing alla cura, creando idealmente un efficace coordinamento tra il medico di base e lo specialista in malattie infettive incaricato della cura, e “checkpoint” di facile accesso per screening e trattamento.