Introduzione
Il progetto aveva l’obiettivo di raggiungere la micro-eliminazione dell’epatite C in un piccolo paese del Sud Italia, attuando azioni, strategie e percorsi per guidare tutti i pazienti con una diagnosi nota di epatite C verso le strutture sanitarie locali, per testare e scoprire tutti i pazienti non diagnosticati attraverso una campagna di screening e in un tempo definito, curare TUTTI i pazienti con HCV attiva e arrivare ad ottenere la prima Città italiana HCV-FREE.
Le attività avrebbero dovuto prendere il via tra il mese di marzo ed aprile 2020; tuttavia, come ben noto, la pandemia da COVID-19 ha stravolto il mondo intero e in modo particolare l’Italia, costringendo a fermare tutte le attività.
Fortunatamente a partire da Maggio la situazione ha mostrato dei miglioramenti che hanno spinto a non considerare più l’emergenza COVID-19 come una difficoltà ma piuttosto una opportunità.
In particolare, si è cercato di fare qualcosa in più di quanto inizialmente previsto, non solo perché potesse essere trainante per lo screening per l’HCV, ma perché questo progetto potesse far beneficiare la popolazione del comune individuato di un ulteriore ed enorme beneficio, attraverso il test combinato per HCV e per COVID-19.
Grazie alla collaborazione con l’equipe del dottor Carmine Coppola, resp. Scientifico del progetto, il sostegno dell’ASL Napoli 3 sud e della Regione Campania, lo straordinario lavoro dell’amministrazione del Comune di Casola di Napoli ed il supporto di ASTRA onlus, è stata messo a punto una nuova strategia di azione che prevedeva l’offerta gratuita a tutta la popolazione del comune individuato sia del test anticorpale per HCV che di quello per COVID-19.
Questa decisione, oltre ad essere dettata dalle contingenze, nasce dalla volontà di contribuire in maniera ancora più efficace alla salute della collettività, proponendo un modello operativo che possa essere, ancor più in questo momento, un’opportunità per incentivare lo screening dell’HCV.
Area selezionata
La città scelta è stata “Casola di Napoli“, un piccolo comune situato in Campania (in provincia di Napoli), a circa 2 km dall’ospedale di Gragnano.
Popolazione:
Num. di famiglie: circa 1.250
Abitanti: 3.845 (di cui 40 stranieri)
Popolazione under 18: 898
Di cui 40 stranieri
Le attività
È stato allestito un centro di testing, nei pressi della sede municipale, operante dalle 9 alle 17, 7 giorni su 7, fino a raggiungimento dell’obiettivo preposto.
Il centro era organizzato con accessi controllati, coinvolgendo protezione civile, medici ed operatori sanitari dell’Ospedale di Gragnano, USCA (unità sanitarie di continuità assistenziale) messe a disposizione dalla Regione Campania, assicurando distanza e sicurezza tra persone ed operatori.
La comunicazione e il coinvolgimento della popolazione è stata realizzata attraverso una serie di attività che coinvolgevanomedia, comunicazioni da parte dell’amministrazione comunale, video e dirette diffuse sui social network, interventi in trasmissioni televisive, locandine informative affisse in tutte le attività del comune.
Dopo la registrazione dei cittadini, avveniva la realizzazione dei due test sierologici e la comunicazione, in area adibita appositamente, dei risultati. Le attività di screening interessavano anche i ragazzi e bambini (di età superiore ai 6 anni), previo consenso dei genitori.
In caso di persone positive al test per HCV, i medici dell’Ospedale di Gragnano fornivano tutte le informazioni necessarie ma soprattutto indirizzavano immediatamente al centro di cura di Gragnano affinché possano completare l’iter diagnostico ed iniziare, in caso di confermata positività, la terapia antivirale nell’arco dei 7-14 giorni successivi.
In caso di positività al test Covid-19, il protocollo operativo prevedeva l’immediata realizzazione del tampone, in ambiente separato e su un percorso differente da quello per i negativi, affinché possa essere dato risultato nell’arco delle 24 ore successive.
Risultati
Delle 3.845 persone che vivono e lavorano nell’area prescelta, 3.556 erano idonee allo screening e, di queste, 2.740 (77,05%) hanno partecipato volontariamente.
39 pazienti (1,4%) sono risultati SARS-Cov2-IgM- o -IgG-positivi. Nessuno è risultato successivamente positivo per SARS-Cov2-RNA.
Quarantuno pazienti erano HCV-Ab+ (1,5%) e, di questi, 5 (0,18%) sono risultati HCVRNA-positivi.
36/41 (87,8%) persone HCV-Ab+ hanno riferito di essere consapevoli della propria positività e, nell’88,8% dei casi (32/36), erano già stati sottoposti a terapia antivirale con una SVR del 96,87% (31/32). Degli altri 4 pazienti a conoscenza della propria positività, 2 (50%) erano HCV-RNA positivi.
Dei restanti 5 pazienti HCV-Ab+, che non erano a conoscenza della loro positività, 2 erano HCVRNA-positivi.
Da notare che la positività per HCV-Ab è stata rilevata in pazienti di età >41 anni con il 60,9% (25/41) nella classe di età 61-80 anni.
Conclusioni
Lo screening di un’intera coorte di un’area urbana del Sud Italia ha mostrato una sieroprevalenza di anticorpi anti-SARS-Cov2 e HCV-Ab rispettivamente dell’1,4% e dell’1,5%, mentre solo lo 0,18% aveva un’infezione attiva da HCV.
Questo studio mostra come la pandemia possa essere un’opportunità per promuovere attività di prevenzione per l’HCV.