Ricercatore principale:
Dott. Roberto Ranieri
Progetto realizzato con fondi privati
Si è concluso a fine giugno 2023 il progetto “Non solo Covid: HCV free – percorsi di screening per l’epatite C” per popolazioni a rischio, una iniziativa volta a rilevare la presenza di infezione da virus dell’epatite C misconosciuta in una popolazione inconsapevole ad alto rischio, come quella rappresentata dai pazienti affetti da disturbi di salute mentale indipendentemente dall’anno di nascita e dalla nazionalità, focalizzandosi su quelli afferenti ai Centri Psico-Sociali e Centri Diurni della ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e sui i detenuti nuovi giunti nella casa Circondariale di Milano San Vittore, già seguiti dai CPS o con doppia diagnosi di dipendenza e patologia psichica(CPS+SERD). I pazienti a rischio per infezione da HCV, infatti, appartengono spesso a più categorie contemporaneamente e possono essere intercettati in servizi diversi (CPS, SeRD, carcere) e lì presi in carico in modo continuativo.
Per raggiungere l’obiettivo, sono stati organizzati dei percorsi dedicati che, a partire dallo screening per identificare la positività dell’anticorpo ab HCV, hanno condotto alla presa in carico dei pazienti positivi, avviandoli alle cure e all’eliminazione del virus. I percorsi in oggetto sono stati rappresentati in un PDTA dedicato.
Il progetto ha permesso di fare un’attività di screening su una vasta platea di pazienti che potrebbero essere entrati in contatto con il virus dell’epatite C,in modo inconsapevole.
I risultati supportano l’importanza di replicare il progetto sul territorio regionale e nazionale.
Il progetto ha sicuramente concorso all’obbiettivo dell’eradicazione dell’epatite C, quanto meno nel territorio di riferimento della ASST dopo che la pandemia aveva rallentato il percorso verso l’eradicazione di HCV, frenando l’attività di screening e le prescrizioni delle terapie, compromettendo la possibilità di raggiungere gli obiettivi dell’OMS per il 2030.
Sono stati mesi a disposizione del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASST Santi Paolo e Carlo 1200 test salivari rapidi per la ricerca degli anticorpi per l’HCV.
Il 60% delle persone alle quali è stato proposto il test ha accettato di partecipare allo screening (705)
Il totale dei test positivi per anticorpi è stato il 4,5% (33), di questi due terzi sono risultati viremici e sono già stati presi in carico presi in carico per il trattamento con DAAs.
L’obiettivo del progetto è stato quello di rilevare le infezioni da virus dell’epatite C ancora non diagnosticate, migliorare la possibilità di una diagnosi precoce, avviare i pazienti al trattamento, evitando le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle manifestazioni extraepatiche, oltre che interrompere la circolazione del virus, impedendo nuove infezioni.
Si è provveduto ad interventi formativi rivolti al personale dei Centri Psicosociali per migliorare l’informazione agli utenti ed è stata affidata la gestione dei tests agli infermieri responsabili dei CPS che hanno offerto ed effettuato i tests agli utenti al momento dell’accesso settimanale per colloquio e/o somministrazione di farmaci. E’ particolarmente importante aver sensibilizzato la componente infermieristica che è quella più prossima al paziente e che, di fatto può somministrare i test rapidi.
Solo il 4% di positivi, solo apparentemente indica l’aver individuato pochi casi, in realtà non sorprende: avendo trattato diffusamente le popolazioni del SERD e delle carceri, la circolazione del virus si è notevolmente ridotta, in una sorta di effetto domino”.
Il progetto ci ha insegnato che screening e trattamento vengono di molto agevolati, se si fa sistema: la sistematizzazione degli interventi riduce la circolazione del virus.
I punti di forza del progetto sono stati:
1) l’intervento su una popolazione spesso non raggiunta per pregiudizi da parte del personale sanitario, sull’eventuale consapevolezza ed aderenza al trattamento, sulle possibili interazioni ed effetti collaterali dei farmaci
2) la formazione del personale sanitario e volontario dei CPS
3) la formazione degli utenti
4) la individuazione dell’infermiere come figura centrale per l’esecuzione dei tests e per il follow up durante e post terapia
5) la possibilità di effettuare la diagnosi e la presa in carico dei pazienti HCV positivi “in sede”, limitando gli accessi ospedalieri solo ai casi di fibrosi avanzata
6) il potenziamento del network già esistente tra carceri, SERD con estensione ai CPS relativo agli interventi di microeliminazione dell’HCV
7) la presa in carico olistica del paziente con disagio mentale, spesso affetto da dipendenze e da altre comorbidità
8) la possibilità di utilizzare lo psichiatra/psicologo di riferimento del CPS anche come counselor nei confronti dell’infezione da HCV.