Ricercatori principali:
Dott.ssa Bianca Granozzi – Dott.ssa Viola Guardigni – Dott. Lorenzo Badia – Dott.ssa Elena Rosselli Del Turco – Dott. Alberto Zuppiroli – Dott.ssa Beatrice Tazza – Dott. Pietro Malosso – Dott. Stefano Pieralli – Prof. Pierluigi Viale – Prof.ssa Gabriella Verucchi
Progetto realizzato con fondi privati
Le persone che utilizzano droghe per via iniettiva (PWID) e i senzatetto rappresentano un grande serbatoio di infezione da virus dell’epatite C (HCV). Tuttavia, i programmi di eliminazione dell’epatite C riescono a malapena raggiungere questi sottogruppi di pazienti. È stato realizzato uno studio mirato a valutare e confrontare il mantenimento in cura tra questi pazienti difficili da trattare quando gestiti per HCV in ospedale o in ambiente extraospedaliero.
In tale studio retrospettivo, i pazienti inclusi (PWID e senzatetto persone) sono stati suddivisi in due gruppi a seconda che il trattamento anti-HCV fosse stato offerto e fornito un ambiente ospedaliero o extraospedaliero.
Sono stati inclusi 56 pazienti nello studio: 27 erano nel gruppo extraospedaliero.
Complessivamente 33 pazienti hanno completato la terapia con DAA. Un più alto tasso di mantenimento in cura è stato osservato nel gruppo extraospedaliero piuttosto che in quello ospedaliero (p = 0,001). All’analisi univariata, il mantenimento in cura era associato alla gestione extraospedaliera (p = 0,002) e con un tempo più breve tra le prima visita e l’inizio programmato dei DAA (p = 0,003).
In conclusione, la scelta dei modelli di trattamento che possono adattarsi meglio alle popolazioni difficili da trattare, come un approccio extraospedaliero, sarà importante per raggiungere l’eradicazione dell’infezione da HCV.
Lo studio è stato realizzato da: Bianca Granozzi 1, Viola Guardigni, Lorenzo Badia, Elena Rosselli Del Turco, Alberto Zuppiroli, Beatrice Tazza, Pietro Malosso, Stefano Pieralli, Pierluigi Viale and Gabriella Verucchi