Test rapido salivare su 233 persone fragili: 6% positivo, avviati alla terapia. Progetto ‘Stop Hvc’ rileva rischi e incidenza.
Uno ’screening’ per l’epatite C ai senzatetto. A Bologna, per la prima volta in Italia, è stato effettuato un test per appurare o meno la presenza della patologia nelle persone senza fissa dimora. Dipendenza dalle sostanze (per iniezione), comportamenti sessuali a rischio e nessuna casa. Sono tre fattori che aumentano l’incidenza dell’epatite C tra le persone. La cooperativa sociale Open Group, in collaborazione con Asp (Azienda pubblica per i servizi alla persona Città di Bologna) e Sant’Orsola, ha avviato un progetto per sottoporre al test le persone che vivono in condizioni di fragilità ed emarginazione. Attraverso le unità di strada, sono 233 le persone che hanno accettato di sottoporsi al test rapido salivare. Il 6 per cento di loro (15 persone) è risultato positivo all’epatite C ed è stato indirizzato verso un percorso terapeutico. La sperimentazione condotta da marzo 2022 a giugno 2023.
Un quarto delle persone che hanno fatto il test erano donne e un terzo di origine straniera. Il 66% si trovava in una condizione abitativa instabile e 66 persone su cento erano disoccupate. Il 46 per cento non si era mai sottoposto al test e il 17% privo di tessera sanitaria. In merito all’uso di sostanze, il 61 su cento ha dichiarato di consumare cocaina, il 46 per cento crack e il 42 eroina. Tra i comportamenti considerati più a rischio figurano il sesso senza protezione (65 per cento), l’uso di sostanze per via endovenosa (25 per cento) e la condivisione di materiali per l’inalazione (54 per cento). “Il progetto ‘Stop Hvc’ ha permesso di realizzare il primo studio in Italia sull’incidenza dell’epatite C in una popolazione difficilmente raggiungibile”, spiega l’autore dello studio Raimondo Pavarin (foto), del settore Ricerca e innovazione di Open Group, per anni responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’Ausl.
Fonte: ilrestodelcarlino.it