Il sottoscritto,
premesso che:
- secondo i dati Eurostat diffusi il 28 luglio 2020, la Sardegna è la prima regione d’Europa per numero di morti di epatite virale;
- l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di morti per epatite virale. Sono infatti 33 i decessi ogni milione di abitanti. Al secondo posto si trovano la Lettonia (31) e poi l’Austria (19);
- tra le regioni italiane, la Sardegna conta il maggior numero di decessi: ha infatti ogni anno 53 morti per milione di abitanti, seguita dalla Puglia con 51, Basilicata e Campania con 49, Calabria 42 e Sicilia 40 (fonte Eurostat);
- a causa della natura silente di questa malattia, il sommerso è ancora molto rilevante in Italia: la maggior parte delle persone non sa di esserne affetta. Si stima infatti che in Italia vi siano circa 250-300.000 persone inconsapevoli di aver contratto il virus dell’epatite C;
- in Sardegna, a fronte di una popolazione residente di 1,653 milioni, le persone con una storia di infezione da virus C sono circa 10.000. L’Isola ha dunque una prevalenza dell’1,6 per cento;
- dei 10.000 pazienti stimati HCV positivi, sono stati 5.000 i trattamenti effettuati al 2019 (fonte AOU Cagliari);
- tali dati indicano che la metà delle persone positive devono essere ancora trattate;
- particolare rilievo riveste il trattamento di un target più difficile da raggiungere: migranti, detenuti, tossicodipendenti;
- oggi l’epatite C è una malattia da cui si può guarire in soli tre mesi.
considerato che:
- nel 2021, con lo stanziamento di un fondo di euro 71,5 milioni, il Ministero della salute ha previsto lo screening gratuito per l’epatite C con l’obiettivo di individuare le persone con l’infezione non diagnosticata e avviarle al trattamento, onde evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle sue numerose manifestazioni extraepatiche, nonché per interrompere la circolazione del virus impedendo nuove infezioni;
- l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Italia si sono date come obiettivo strategico comune l’eliminazione totale della patologia entro il 2030;
- lo screening previsto dal fondo governativo è rivolto a tutta la popolazione iscritta all’anagrafe sanitaria nata dal 1969 al 1989. Per i soggetti seguiti dai servizi pubblici per le dipendenze (SerD) e i soggetti detenuti in carcere, invece, lo screening avverrà indipendentemente dalla coorte di nascita e dalla nazionalità;
- la Sardegna, in quanto regione a Statuto autonomo, non avrà accesso al fondo del Governo;
- la Sardegna è una delle poche regioni in Italia che non accede a questi fondi per lo screening dell’epatite C;
- la Sardegna, contrariamente ad altre regioni italiane, come il Lazio e la Campania, non ha mai provveduto a programmare una campagna di screening a livello regionale,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere se:
- siano a conoscenza della problematica sopra esposta;
- non ritengano necessario e urgente attivarsi al fine di individuare tutte le risorse economiche necessarie all’avvio di una campagna di screening della popolazione sarda, e di conseguenza poter raggiungere il bacino di persone maggiormente esposte al virus dell’epatite C;
- non ritengano necessario garantire la presa in carico dei pazienti positivi al virus dell’epatite C presso i centri di cura regionali.
Fonte: consregsardegna.it