Quello delle epatiti virali è un gruppo variegato di malattie che, nonostante i progressi della ricerca e la disponibilità di farmaci estremamente efficaci, fa i conti ancora con troppe ombre. I numeri dei pazienti in Italia sono frutto di stime, i sintomi sono talvolta a lungo sfumati e il rischio è quello di intercettare queste malattie quando il danno è avanzato.
Punta sulla prevenzione, sullo screening e sulla diagnosi precoce il nuovo Intergruppo parlamentare Epatiti virali e malattie del fegato presentato in Senato, a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle epatiti che si celebra il 28 luglio.
Costituito su impulso del senatore Giovanni Berrino, con il supporto del presidente di Epac Onlus, Ivan Gardini, all’Intergruppo hanno aderito finora Michele Barcaiuolo (FdI), Francesco Maria Salvatore Ciancitto (FdI), Luciano Ciocchetti (FdI), Andrea De Priamo (FdI), Carmen Letizia Giorgianni (FdI), Gian Antonio Girelli (PD), Elisabetta Christiana Lancellotta (FdI), Guido Quintino Liris (FdI), Beatrice Lorenzin (PD), Ilenia Malavasi (PD), Elisa Pirro (M5S), Matteo Rosso (FdI), Raoul Russo (FdI), Giovanni Satta (FdI), Gilda Sportiello (M5S), Paola Mancini (FdI).
L’arrivo ormai una decina di anni fa dei nuovi farmaci mirati contro l’epatite C “ci ha mostrato che quella contro le epatiti è una battaglia che è possibile vincere – ha detto Fabio Mazzeo, giornalista esperto di sanità che ha moderato la conferenza stampa, organizzata da PharmaLex (formerly Mapcom) – Ma c’era davvero bisogno di un nuovo Integruppo?”. La risposta dei promotori è stata un sì convinto: “Perché nel nostro Paese – sottolinea Giovanni Berrino della Commissione Affari sociali – c’è ancora la necessità di garantire a tutti i più alti standard di prevenzione, diagnosi e cura. L’Intergruppo nasce con l’obiettivo di promuovere una cultura più consapevole, rispetto alle epatiti virali e alle malattie del fegato, grazie al coinvolgimento di Istituzioni, Ssn, Ssr e Associazione pazienti di riferimento”.
Le epatiti virali
Le epatiti A, B, C e Delta sono le malattie del fegato più diffuse al mondo e, di fatto, rappresentano uno dei principali problemi di Sanità pubblica. Non esiste un registro, ma in Italia si stima ci siano ancora 100.000 persone con malattia di fegato avanzata causata da epatite C e non diagnosticata.
L’Hcv è una patologia ormai completamente curabile, tanto da spingere l’Oms a definire una linea strategica mirata alla sua eliminazione entro il 2030. “Quelli dell’Intergruppo sono obiettivi ambiziosi – ha detto il presidente di Epac Onlus Gardini – anche perché si rivolge a tutte le malattie del fegato, che sono ampiamente prevenibili attraverso interventi sugli stili di vita. Eliminare l’epatite C è il traguardo, ma abbiamo anche la prima terapia contro l’epatite Delta, migliori farmaci per l’epatite B e la vaccinazione. Possiamo e dobbiamo fare molto anche per le epatiti alcoliche e non alcoliche e i tumori del fegato”.
Gardini pensa a grandi campagne di informazione ai cittadini, ore di educazione alla salute nelle scuole, trasmissioni su questi temi in prima serata. Perchè è fondamentale informare i cittadini, quelli di oggi ma anche le nuove generazioni.
Le priorità
“Nonostante in Italia siano stati raggiunti risultati notevoli nella lotta contro l’epatite C, restano ancora importanti sfide e criticità da affrontare, prima tra tutte la definizione di strategie efficaci per individuare le infezioni sommerse e indirizzare i pazienti verso cure adeguate”, ha detto in un messaggio Beatrice Lorenzin, della Commissione Bilancio del Senato.
Se queste patologie non vengono diagnosticate e trattate, il risultato è la cirrosi. “La cirrosi epatica ha un impatto importante sulla vita del paziente, anche dal punto di vista economico e sociale. La cirrosi epatica non è presente all’interno del Piano Nazionale Cronicità ma dovrebbe esservi inserita a pieno titolo, data la sua possibile evoluzione in patologia oncologica o nella necessità di un trapianto”, ha sottolineato Elisa Pirro della Commissione Sanità del Senato.
Investire in salute
Insomma, la consapevolezza è che ci sia molto che si può fare per la salute del fegato. Ma anche che investire in salute, paga. “La domanda giusta non è ‘quanto mi costa’: le analisi ci mostrano che, nel caso dei nuovi antivirali contro l’epatite C, il ritorno dell’investimento c’è stato in 5 anni e mezzo, che si ridurrebbero a 4 anni e mezzo con gli screening”, ha detto Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, invitando a considerare anche i costi indiretti di patologie come l’epatite Delta, che “nel 40-45% dei casi colpisce persone in piena età lavorativa”.
“Questo Intergruppo – ha concluso Gian Antonio Girelli – non vuole essere un esercizio di buoni propositi, ma un luogo dove si generano azioni efficaci“. Che per moltissime persone potrebbero fare la differenza.
Fonte: fortuneita.com