Premesso che: l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di prevalenza di infezione da HCV.
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che nel nostro Paese ci siano circa un milione di individui affetti da epatite cronica HCV correlata; la stessa OMS ha fissato nel 2030 l’anno per il conseguimento dell’obiettivo della sconfitta dell’epatite C e anche in Italia da qualche anno si è iniziato a parlare di “obiettivo eliminazione”; la raccolta di dati inerenti all’HCV a livello europeo è di non agevole interpretazione, a causa dell’asimmetria nei sistemi di monitoraggio; la criticità fondamentale nel nostro Paese è il “sommerso”: si stimano circa 230.000 soggetti che non sanno di essere contagiati (fonte EpaC); l’Alleanza contro l’epatite sostiene che la sconfitta dell’epatite in Italia dipende soprattutto dalla realizzazione di programmi di screening e linkage to care delle popolazioni a rischio; l’attuale emergenza pandemica da COVID-19 ha rallentato notevolmente l’avvio del programma e in ogni caso delle terapie anti HCV.
Si calcola che un ritardo di un anno nella cura per l’epatite C potrebbe pesare fra 5 anni in un aumento di circa 7.000 morti per cirrosi da HCV; a giudizio degli interroganti, appare necessario accelerare l’iter di adozione del decreto attuativo relativo alle attività di screening di HCV di cui al comma 1 dell’articolo 25-sexies del decreto-legge n. 162 del 2019; nelle norme vigenti risultano disponibili come finanziamenti i 71,5 milioni di euro per gli screening e quelli eventualmente rintracciabili dall’avanzo del fondo farmaci innovativi per il 2020 (pari ad almeno 150 milioni di euro); per quanto risulta agli interroganti, sono disponibili test anticorpali che permettono la realizzazione di screening congiunti HCV e COVID-19, garantendo la totale sicurezza della popolazione e scongiurando la tendenza a non sottoporsi a test a causa della paura di essere contagiati, come dimostrano le iniziative delle scorse settimane con i test congiunti in alcune piazze italiane documentate da diversi articoli di stampa, si chiede di sapere: quali strategie il Ministro in indirizzo abbia intenzione di attuare per perseguire l’obiettivo dell’eliminazione dell’HCV entro il 2030, nonché quali misure abbia intenzione di attuare per garantire l’implementazione dei test e delle cure e se intenda proseguire sulla strada tracciata dai test congiunti; a quale punto sia l’iter per l’adozione del decreto attuativo che definirà i criteri e le modalità per l’attuazione dello screening di cui al comma 1 dell’art 25-sexies del decreto-legge n. 162 del 2019, se condivida la necessità di una rapida accelerazione, e come intenda ripartire tra le regioni le risorse destinate agli screening ai sensi del citato decreto; quali misure abbia intenzione di attuare per garantire l’accesso ai test anche alla popolazione indigente e senza fissa dimora, spesso collocata nelle categorie a rischio (detenuti, tossicodipendenti, migranti provenienti da Paesi ad alta diffusione di HCV); quali strategie di comunicazione intenda adottare per sensibilizzare la popolazione sull’importanza dello screening; quali iniziative intenda adottare per garantire una maggiore integrazione e cooperazione europea nella raccolta ed interpretazione dei dati inerenti all’infezione.