“Permangono infatti un gran numero di persone che essendo inconsapevoli di essere infette, costituiscono un serbatoio per il virus e la fonte di nuovi contagi. Nel milleproroghe è stato previstouno screening gratuito anti Hcv, a beneficio della coorte di nascita dal 1969 al 1989 e dei soggetti appartenenti a categorie esposte a particolare rischio. Il 18 settembre è stato istituito un Gruppo di lavoro per definire modalità e criteri dello screening”. Così la sottosegretaria alla Salute rispondendo all’interrogazione di Rostan (IV).
“Ad oggi sono stati trattati, nel nostro Paese, circa 213.730 pazienti; come rilevato nella interrogazione in esame, attualmente si sta registrando una diminuzione del numero di soggetti avviati alla terapia. Confrontando i numeri riportati nei registri dell’Aifa si evidenzia come ad un trend crescente di accesso al trattamento, che ha caratterizzato i primi anni, fa seguito una notevole diminuzione dei pazienti avviati alla terapia con i farmaci ad azione antivirale diretta. Permangono infatti un gran numero di persone che essendo inconsapevoli di essere infette costituiscono un serbatoio per il virus e la fonte di nuovi contagi. Nella lotta per l’eliminazione dell’epatite Hcv risulta quindi imprescindibile mettere in atto iniziative e politiche sanitarie per far emergere il sommerso”.
Così la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, rispondendo ieri in Commissione Affari Sociali alla Camera all’interrogazione sull’iter di adozione del decreto attuativo relativo alle attività di screening per l’individuazione dell’epatite C presentata da Michela Rostan (IV).
La sottosegretaria, ricordando poi come nel milleproroghe sia stato previsto uno screening gratuito anti Hcv, a beneficio della coorte di nascita dal 1969 al 1989 e dei soggetti appartenenti a categorie esposte a particolare rischio (coloro che sono seguiti dai servizi pubblici per le tossicodipendenze-SERT e i soggetti detenuti in carcere), ha sottolineato come lo scorso 18 settembre sia stato istituito “un Gruppo di lavoro con il compito di redigere la bozza del decreto interministeriale che definirà i criteri e le modalità per l’attuazione dello screening. Il Gruppo ha provveduto a redigere un nuovo Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) nazionale, onde assicurare un equo accesso alle cure su tutto il territorio nazionale, pronto per essere sottoposto alla Conferenza”.
Di seguito la risposta integrale della sottosegretaria Zampa:
“L’infezione cronica causata dal virus dell’epatite C (HCV) è una delle principali cause di morbilità e mortalità correlate a malattie di fegato.
L’interesse e l’impegno del Ministero della salute nella lotta contro l’epatite virale è sempre stato costante, come comprovano le azioni che sono state intraprese, e che vengono continuamente aggiornate, per aderire al Piano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità «Action plan for the Health sector response to viral hepatitis in the WHO European Region», onde cercare di eliminare l’infezione da virus dell’epatite C e B (HCV e HBV).
Negli ultimi anni, grazie ad una maggior conoscenza e consapevolezza delle vie e del rischio di trasmissione, si è assistito a un profondo mutamento dell’epidemiologia delle epatiti virali.
L’introduzione dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta, caratterizzati da un eccellente profilo di sicurezza e di efficacia, ha reso concreto e raggiungibile l’obiettivo di eliminare il virus che causa l’epatite C.
Ad oggi sono stati trattati, nel nostro Paese, circa 213.730 pazienti; come rilevato nella interrogazione in esame, attualmente si sta registrando una diminuzione del numero di soggetti avviati alla terapia.
Confrontando i numeri riportati nei registri dell’Agenzia Italiana del Farmaco si evidenzia come ad un «trend» crescente di accesso al trattamento, che ha caratterizzato i primi anni, fa seguito una notevole diminuzione dei pazienti avviati alla terapia con i farmaci ad azione antivirale diretta.
Infatti nel 2015 i pazienti avviati al trattamento sono stati 21.575; nel 2016 – 42.652; nel 2017 – 44.660; nel 2018 – 56.499; nel 2019 – 36.351 e nel 2020 (calcolati al 5 ottobre) solo 11,993.
Da quanto sopra riportato, appare evidente come ad un iniziale aumento esponenziale dei pazienti trattati (quasi il doppio dal 2015 al 2016) sia seguito un assestamento con una graduale incremento fino ad arrivare, nel 2019 e nel 2020, ad una drastica riduzione, quasi un dimezzamento dei casi.
Occorre dare una corretta lettura a questi dati: il diminuito accesso alle cure non va interpretato come un’interruzione della circolazione del virus, con conseguente drastica riduzione dei soggetti infettati e da sottoporre a terapia; permangono infatti un gran numero di persone che essendo inconsapevoli di essere infette (il così detto «sommerso») costituiscono un serbatoio per il virus e la fonte di nuovi contagi.
Nella lotta per l’eliminazione dell’epatite HCV risulta quindi imprescindibile mettere in atto iniziative e politiche sanitarie per far emergere il «sommerso».
In aderenza a tale reale necessità, è intervenuta la disciplina normativa dettata dall’articolo 25-sexies, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, «Disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica», come convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8.
Infatti, l’articolo 25-sexies, nel disciplinare lo screening nazionale gratuito per l’eliminazione del virus HCV, al comma 1, prevede uno screening gratuito anti HCV, a beneficio della coorte di nascita dal 1969 al 1989 e dei soggetti appartenenti a categorie esposte a particolare rischio (coloro che sono seguiti dai servizi pubblici per le tossicodipendenze-SERT e i soggetti detenuti in carcere)”.
Michela Rostan (IV), replicando, ribadisce la rilevanza in termini di impatto sulla salute della popolazione dei danni causati dal virus dell’epatite C nel contesto attuale in cui emerge drammaticamente il rischio costituito dalle malattie virali ad alta trasmissibilità. Evidenzia, quindi, l’utilità di compiere ogni azione possibile per conseguire l’obiettivo dell’eradicazione del virus, indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Invita, pertanto, a non vanificare i progressi finora compiuti, osservando con preoccupazione i dati, forniti nella risposta, relativi al decremento dei casi trattati nel 2019 e all’ulteriore decisa contrazione degli stessi in conseguenza della pandemia in atto. Ricorda che l’indagine conoscitiva svolta recentemente dalla Commissione Affari sociali ha consentito di confermare la validità delle nuove terapie per l’eliminazione del virus, sottolineando il notevole impatto sociale delle cure a disposizione. È stato inoltre evidenziato che un investimento nelle attività di individuazione e cura dei malati rappresenta un notevole risparmio economico già sul medio periodo. Auspica, pertanto, una rapida emanazione del decreto attuativo relativo alle attività di screening, al fine di riprendere con solerzia e vigore i trattamenti necessari, anche per l’individuazione dei casi sommersi.
Fonte: quotidianosanita.it