Sul piatto 71,5 milioni di euro per le attività di screening e 150 mln dell’avanzo del Fondo innovativi. Prevista anche l’istituzione di una “cabina di regia nazionale” di coordinamento del Piano e che parallelamente valuti la possibilità di proroga dello status di innovatività dei farmaci, indipendentemente dalle rinegoziazioni ed eventuali gare regionali LA RELAZIONE
11 GIU – Via libera della Commissione Affari sociali alla relazione sull’indagine conoscitiva dell’epatite C in Italia che prevede la costituzione di un fondo 71,5 milioni di euro per le attività di screening e circa 150 milioni rintracciabili dall’avanzo del Fondo innovativi per il 2020 che da utilizzare entro l’anno.
La Relazione avviata a ottobre del 2019 e approvata oggi all’unanimità, prevede anche l’istituzione di una “cabina di regia nazionale” che coordini il Piano e monitori i piani regionali, che includa anche una parallela valutazione sulla possibilità di proroga dello status di innovatività dei farmaci, indipendentemente dalle rinegoziazioni ed eventuali gare regionali.
“Debellare definitivamente l’epatite C entro il 2030 è ancora un obiettivo alla portata dell’Italia – ha detto Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari Sociali dal termine della votazione della relazione sull’indagine conoscitiva da lei stessa sollecitata – e siamo stati tutti d’accordo che, per raggiungere questo traguardo, occorre l’ avvio di un’indagine epidemiologica che sia in grado di fornire dati rilevanti sul territorio nazionale, l’implementazione di campagne di “Disease Awareness” strutturate per sensibilizzare la popolazione generale sulla necessità di sottoporsi allo screening per Hcv, screening nei Serd e nelle carceri, sviluppo di progetti di telemedicina sul territorio, prosecuzione del finanziamento a livello nazionale delle terapie anti-Hcv per garantire che questa resti una priorità di sanità pubblica in tutte le regioni e un programma di screening congiunto Hcv/Covid-19. Ringrazio l’intera commissione per il lavoro svolto che ha portato un risultato importante in termini di programmazione e proposta”.
“Il Piano di eradicazione dell’epatite C è al momento in una fase di stallo, con riferimento alle politiche di prevenzione e screening, di presa in carico e linkage to care e terapia ha spiegato la vicepresidente Rostan. “La situazione di emergenza dettata dall’epidemia di Covid-19 – ha quindi aggiunto – ha reso ancora più evidente come sia necessaria la collaborazione di tutti i professionisti sanitari, dagli Mmg agli specialisti, nel dare risposta alla patologia. Il Piano di eradicazione ha infatti subito una importante battuta di arresto anche a causa del ruolo che i reparti di infettivologia hanno avuto nel dare risposta all’emergenza cercando di contenere gli effetti devastanti del Covid-19 ma con conseguente stallo di qualsiasi altra gestione terapeutica, epatite C compresa. È il momento di adottare una terapia d’urto per non vanificare, a un passo dal traguardo, tutti gli sforzi fatti per mettere ko l’epatite C definitivamente”.
Fonte: quotidianosanita.it