Il virus dell’epatite C (HCV) causa un’infezione latente, spesso acquisita anche senza fattori di rischio noti, che può progredire senza sintomi in cirrosi e epatocarcinoma – Tutte le Regioni Italiane sono chiamate allo screening per l’epatite C – Un fondo dedicato è messo a disposizione delle Regioni per implementare gli screening dell’epatite C, una minaccia per la salute pubblica nel nostro paese. Molte Regioni però non sono ancora partite e in quelle in cui è stata già avviata la campagna di screening resta una bassa aderenza e scarso utilizzo dei fondi stanziati dal Governo.
Se ne è discusso oggi durante il convegno online “DAL DECRETO ATTUATIVO SULLO SCREENING HCV ALL’OBIETTIVO DI ELIMINAZIONE” organizzato dall’ Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra le Regioni Italiane impegnate nello screening per l’epatite C e incentivare un maggiore impegno nella lotta alle epatiti virali. Le priorità oggi- è emerso dai lavori- riguardano un’accelerazione delle Regioni nei programmi di screening per l’Epatite C, considerata una minaccia per la salute pubblica. Le azioni messe in atto devono puntare al raggiungimento di un elevato numero di persone che aderiscono allo screening dell’epatite C come unico strumento per diagnosticare le infezioni spesso silenti ma che evolvono e provocano complicanze nel tempo. La partecipazione al convegno è stata molto alta, contando più di 300 iscritti tra operatori sanitari e rappresentanti regionali.
Dopo l’introduzione del Prof. Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, del Dr. Francesco Maraglino, Direttore dell’Ufficio 5-Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, e della Prof.ssa Anna Teresa Palamara, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, la Prof.ssa Loreta Kondili, ricercatore medico del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità – ha illustrato le strategie di screening dell’epatite C, risultate costo-efficaci in Italia. La Dr.ssa Sabrina Valle -Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute ha discusso il lavoro del Ministero della Salute nel coordinare il Piano Nazionale per l’Eliminazione delle Epatiti Virali in Italia ed ha mostrato i risultati raggiunti finora dallo screening per l’epatite C.
La Dr.ssa Anna Rita Ciccaglione, Dirigente di Ricerca del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità e la Prof.ssa Vincenza Calvaruso, Segretario dell’Associazione Italiana Studio Fegato (AISF), hanno sottolineato il ruolo chiave dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’AISF nella lotta contro l’epatite C, nelle evidenze a supporto delle politiche sanitarie rivolte al trattamento universale e screening per l’epatite C.
Il Prof. Alessio Aghemo, Università Humanitas Milano – ha discusso le linee di indirizzo, prodotte dal Ministero della Salute, per l’applicazione uniforme sull’intero territorio nazionale del Percorso Diagnostico-Terapeutico (PDTA) delle infezioni da HCV. La Dr.ssa Lucia Craxi – Università di Palermo, Vice presidente della Consulta di Bioetica Onlus – ha ribadito l’importanza delle strategie di comunicazione appropriate per aumentare la conoscenza della popolazione sull’infezione da HCV, sui rischi che essa determina per la salute, sull’importanza della diagnosi e efficacia dei trattamenti in grado di eliminare del tutto il virus.
Con la moderazione del Dr. Alessandro Rossi, Responsabile dell’Ufficio di Presidenza e dell’Area Patologie Acute della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) e della Dr.ssa Maria Elena Tosti, Dirigente di Ricerca del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, Responsabile del Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) si è svolto il dialogo tra 12 Rappresentanti Regionali (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Veneto) per discutere dei modelli di screening e cura dell’epatite C. Come ha evidenziato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), è importante implementare lo screening opportunistico negli ospedali, per evitate nuovi contagi che risultano ancora presenti in Italia.
L’evento ha avuto l’obiettivo di fornire un aggiornamento sui percorsi di screening e trattamento dei pazienti con infezione da HCV in Italia, mettendo a confronto molteplici realtà regionali, discutendo le criticità emerse e condividendo possibili soluzioni – ha sottolineato la Dr.ssa Sabrina Valle. L’eliminazione dell’HCV è un obiettivo raggiungibile in Italia, se lo screening sarà implementato in modo più esteso e omogeneo in tutte le realtà regionali.
Le attività di screening, diagnosi precoce e prevenzione che sono state interrotte o ridotte dal COVID-19 devono essere ora rilanciate, avvalendosi delle risorse a disposizione, delle normative di legge già stabilite e di reti territoriali regionali interdisciplinari. E’ importante un efficace coordinamento tra Stato e Regioni. Non è procrastinabile la diagnosi tardiva dell’infezione da HCV – ha sottolineato la Prof.ssa Loreta Kondili. Ampliare i programmi di screening, sostenere l’accesso ai farmaci ad azione antivirale diretta (DAA) e adattare programmi e modelli di assistenza per soddisfare i bisogni delle popolazioni chiave, sono strategie che possono spingere l’Italia ad eliminare l’epatite C nel prossimo decennio – ha concluso l’esperta.
Il Contesto Italiano dell’Epatite C rispetto a quello globale
L’epatite virale C è un importante problema di salute pubblica e con l’arrivo dei DAA l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito i target di eliminazione entro il 2030. La proposta di eliminazione dell’infezione da HCV ha coinvolto numerosi Stati ed è già presente nell’agenda dei sistemi sanitari più sviluppati, tra cui anche l’Italia. L’obiettivo e la portata di tale impresa è quello che ogni Stato rafforzi o organizzi la pianificazione e proceda con convinzione verso questa direzione. Per tale ragione, risulta fondamentale promuovere il dialogo e il coordinamento tra tutti gli stakeholders che, a vario titolo, sono chiamati a contribuire a questa sfida per migliorare le strategie di intervento, rendendole efficaci ed efficienti a partire da ogni singolo Stato, in sintonia con i target globali fissati dall’OMS.
L’Italia è il paese Europeo con il numero più alto delle morti correlate all’epatite C riportate in passato e con il più alto numero dei trattati dal 2015 ad oggi (oltre 251.000 pazienti trattati hanno eliminato del tutto il virus), riducendo così in modo significativo il peso della malattia da epatite C in Italia. Lo screening dell’epatite C è un intervento di salute pubblica altamente costo-efficace. La terapia con i farmaci antivirali comporta l’eliminazione dell’infezione, la riduzione della malattia del fegato, delle complicanze e delle morti correlate all’epatite C, nonché un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Studi molto recenti condotti dal Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Centro di Studi Economici e Internazionali e HTA (CEIS-HTA) dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, hanno mostrato che uno screening rapido allargato alla coorte 1948-1968 a partire dal 2023 rispetto a uno screening lento o semplicemente una diagnosi ritardata quando il paziente diventa sintomatico, porterà a 10 anni circa 5.600 decessi, oltre 3.500 epatocarcinomi e/o oltre 3000 scompensi della malattia del fegato. I costi complessivi stimati, implementando uno screening rapido e successivamente l’eradicazione dell’epatite C negl’infetti, saranno a 10 anni di circa €62.289.549 in meno rispetto ai costi complessivi stimati con una strategia di screening lenta e non efficace.
Fonte: iss.it