L’iniziativa nota come “Epidemiologia dell’infezione occulta da virus dell’epatite C nei pazienti nati prima del 1969 nel setting ospedaliero: una iniziativa spontanea di screening opportunistico” racchiusa nell’acronimo “ERADIcATE”, condotta presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli, IRCCS, iniziata il 1/04/2023, ha visto la sua conclusione il 31 dicembre scorso.
Quali i risultati emersi e quali i possibili orientamenti di prevenzione e cura che lo studio suggerisce per il futuro?
L’epatite C
Come premesso nella nostra news di presentazione del progetto, l’epatite C, causata dal virus denominato Hepatitis C Virus (HCV), è il maggiore agente infettivo responsabile delle epatiti di origine virale nei paesi industrializzati.
Degli individui contagiati dall’HCV, circa l’85% è destinato a sviluppare infezione cronica con evoluzione nell’arco di 10-20 anni in cirrosi epatica nel 20-30% dei casi.
I pazienti cirrotici HCV positivi hanno inoltre una probabilità di sviluppare un carcinoma epatocellulare nell’1-4% dei casi, con una mortalità significativa dovuta allo scompenso epatico o alla progressione della neoplasia.
L’infezione decorre nella maggior parte dei casi in assenza di manifestazioni cliniche, favorendo la trasmissione del virus e il contagio. Uno degli ostacoli principali all’eliminazione del virus dell’epatite C è dato dalla proporzione di pazienti con infezione cronica inconsapevoli della loro patologia.
Attualmente, il maggior numero degli individui al momento dell’infezione ha una età tra i 25 ed i 44 anni in Europa, a seguito dell’assunzione per via parenterale di sostanze iniettive o mediante rapporti sessuali non protetti.
È tuttavia noto da circa un decennio che sono gli individui nati tra il 1945 ed il 1968, i cosiddetti “baby boomers”, a presentare una maggior prevalenza di infezione cronica da HCV.
Ne risulta che l’infezione da HCV abbia un impatto sociale ed economico così significativo da indurre l’OMS a considerarlo un problema prioritario di Sanità Pubblica e da intraprendere nel 2016 una campagna mondiale atta alla sua eradicazione entro il 2030.
Tra gli stati europei, l’Italia è il paese con il maggior numero di individui HCV positivi con alto tasso di sviluppo di epatocarcinoma.
Il fattore generazionale
Negli anni, come enunciato nel programma alla base del progetto, si è osservato un incremento dell’età media degli individui HCV positivi, con un numero più elevato di nuovi casi nella classe di età tra i 25 ed i 34 anni nel 2016 e un interessamento della classe d’età tra i 35 ei 54 anni al 2020.
In Italia nel biennio 2020-2021, a seguito dell’analisi dei dati epidemiologici da parte del Centro Nazionale Salute Globale dell’ISS con l’ausilio della Piattaforma Italiana per lo studio della Terapia delle Epatiti viRali (PITER), fu varato un finanziamento di 71.5 milioni di euro – mediante il Decreto Milleproroghe – finalizzato a garantire lo screening anticorpale gratuito per tutti gli individui nati tra il 1968 e il 1989, e per le popolazioni a maggior rischio (individui seguiti dai Servizi pubblici per le Tossicodipendenze e per i detenuti).
In questo quadro, non vennero presi in considerazione gli individui nati prima del 01/01/1968, periodo storico caratterizzato da una minore consapevolezza e diffusione di norme igienico-sanitarie e comportamentali, dall’assenza di pratiche preventive sulla sterilizzazione dei presidi sanitari e dal mancato screening degli emoderivati.
Fondazione Gemelli IRCCS e il Progetto ERADIcATE
Il Progetto “ERADIcATE” ha avuto la finalità di identificare la prevalenza degli anticorpi anti-HCV nei pazienti che accedono in PS o ricoverati presso i reparti di degenza della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, nati prima del 1° gennaio 1968.
A seguire, alcuni stralci del rapporto finale, scaricabile a questo link ERADICATE-Relazione di fine attività
Nell’arco temporale dal 1/04/2023 al 31/12/2024 scorso sono stati somministrati 2000 test ‘point of care’ (POC) e testati 2000 pazienti che rispettassero i seguenti criteri di inclusione:
nati prima del 1° gennaio 1968,
assetto sierologico del virus dell’epatite C non noto alla somministrazione del test,
capacità di fornire l’assenso alla somministrazione del test;
ricovero presso i reparti i cui Direttori di Unità Operativa Complessa (ovvero i Direttori di Dipartimento) avessero espresso il consenso all’esecuzione dei POC.
I reparti, e i risultati, sono stati suddivisi in macroaree (AREA GASTROENTEROLOGIA, AREA CARDIOVASCOLARE, AREA CHIRURGICA, AREA GERIATRICA, AREA ONCOLOGICA, AREA GINECOLOGICA E AREA DI OSSERVAZIONE BREVE/MEDICINA DI URGENZA OBI).
In merito alla popolazione screenata (2000 pazienti), osserviamo che:
1022 pazienti erano di sesso maschile (51.1% della popolazione totale), 978 di sesso femminile (48.9% del totale). L’età media della popolazione osservata è pari a 71 anni.
I risultati
Sono stati riscontrati 16 POC positivi in altrettanti pazienti, pari allo 0.8% nella popolazione testata.
In merito alle loro caratteristiche demografiche, il 69% dei pazienti risultati positivi al POC sono di sesso maschile. L’età media della popolazione è di 69 anni. In merito alla distribuzione nelle macro-aeree di ricovero; i pazienti positivi afferivano alle macroaree Gastroenterologia, Cardiologia e OBI e si segnala che il 44% dei POC positivi è stato riscontrato in Gastroenterologia, seguito dal 31% nella macroarea CARDIOLOGIA e dal 25% nella macroarea OBI.
Di questi pazienti 5/16 hanno presentato anticorpi anti HCV positivi ma HCV RNA non rilevabile (31.25%), i rimanenti 11/16 (68.75%) hanno presentato HCV RNA rilevabile. In merito ai pazienti viremici, al momento del report 6/11 (54%) sono stati avviati al trattamento antivirale con DAAs; 3/11 (27%) saranno valutati ambulatorialmente a febbraio 2025. Si segnala invece che 2/11 pazienti (19%), avviati a follow up ambulatoriale, hanno disatteso la visita prevista e non sono risultati raggiungibili telefonicamente al tentativo di recall.
Fonte: cemadgemelli.it