La Conferenza Stato Regioni ha sancito la proroga del Fondo nazionale per lo screening nazionale gratuito per l’eliminazione del virus dell’Hcv fino a dicembre 2024 per la coorte di nascita dal 1969 al 1989, per tutti i soggetti seguiti dai i Servizi per le dipendenze (Ser.D.) e per tutti i soggetti detenuti in carcere. Una notizia sperata ma certamente non scontata per quanti devono fronteggiare l’epatite C, una malattia che infetta il fegato, ne distrugge le cellule e determina l’infiammazione.
Obiettivo lontano
Oggi in Italia l’infezione da Hcv è un problema ancora estremamente rilevante, considerando che vi sono almeno 200mila soggetti ancora non diagnosticati. Uno scenario ben lontano dall’obiettivo che si è posta l’Organizzazione mondiale della sanità: l’eliminazione dell’infezione da Hcd entro il 2030.
Disomogeneità regionale
Da una analisi delle evidenze acquisite sul campo, emerge che ciò che manca nel Paese è una maggiore sensibilizzazione a livello regionale. Alcune regioni hanno avviato lo screening solo parzialmente, altre hanno invece individuato la modalità di screening e poi di “linkage to care” ai diversi centri ma poi, in realtà, non hanno avviato in maniera efficace tutto questo.
Estendere lo screening
Per questo è importante mettere in pratica altre azioni per ottimizzare la presa in carico delle persone con epatite C e combattere l’infezione. A iniziare da un’ulteriore estensione dello screening gratuito anche alla fascia di popolazione nata tra il 1948 e il 1968. Richiesta già avanzata all’Amministrazione centrale da cui si attende risposta.
L’offerta proattiva
Ancora, fra le azioni migliorative sarebbe utile implementare un percorso che preveda l’offerta proattiva del test per l’epatite C a tutte quelle persone, nella fascia di età prevista, che arrivano in ospedale. Un sistema che si è dimostrato estremamente efficace laddove è stato applicato. Infine, come riporta una nota stampa, per valorizzare ulteriormente lo screening, potrebbe essere utile inserirlo tra gli obiettivi che i Direttori Generali sono chiamati a raggiungere durante la propria attività.
“Same day treatment”
Per quanto riguarda il sistema dei Ser.D., dove ancora si registra la più alta prevalenza e incidenza di casi di infezione, sarebbe auspicabile raggiungere modelli efficaci orientati al “same day treatment”. I quali puntano non solo a diagnosticare gli utenti che afferiscono ai servizi, ma anche a trattarli con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (Daa). Azione per cui è richiesta la possibilità di prescrivere tali farmaci anche da parte dei medici dei SerD a prescindere dalla loro specializzazione.
Fonte: aboutpharma.com