Estendere, per gli anni 2023 e 2024, lo screening per l’epatite C agli adulti nati dal 1948 al 1968. È la proposta contenuta in tre emendamenti alla legge di bilancio che puntano a intensificare lo sforzo eradicare il virus dell’epatite C entro il 2030.
Degli emendamenti e degli sforzi necessari a raggiungere il traguardo dell’eradicazione dell’epatite C si è parlato stamattina in occasione di un incontro organizzato da MAPCOM Consulting, con il contributo non condizionato di AbbVie e Gilead Sciences.
I tre emendamenti sono “scaturiti dal costante dialogo di Alleanza contro le Epatiti con gli interlocutori istituzionali di riferimento”, fa sapere l’organizzazione che riunisce l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (Aisf), la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) e l’associazione dei Pazienti EpaC Onlus.
Attualmente è in corso un programma di screening per l’epatite C indirizzato ai nati dal 1969 al 1989.
La scelta “nasceva dalla considerazione che all’interno di questa fascia di popolazione ci fossero le persone a maggior rischio di trasmettere l’infezione. Sappiamo, però, che la popolazione nata prima del 1969 probabilmente è quella in cui c’è una maggiore prevalenza dell’infezione», ha osservato Alessio Aghemo, segretario Aisf e professore di Gastroenterologia, alla Humanitas University.
«È necessario ora procedere con le classi più anziane, a partire dai nati del 1948. Si può fare gradualmente, ma è diventato assolutamente imprescindibile», ha aggiunto Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit.
Tra i presenti all’incontro anche alcuni dei firmatari degli emendamenti: «L’Italia fino ad oggi ha compiuto molti passi per l’eradicazione del virus dell’epatite C e in effetti sono guariti centinaia di migliaia di pazienti.
Tuttavia, permangono ancora delle stime di “sommerso” rilevanti che richiedono un intervento urgente», ha detto l’onorevole Gian Antonio Girelli.
«La pandemia ha messo in serio rischio il raggiungimento dell’obiettivo di eradicazione del virus dell’Hcv fissato al 2030 dall’OMS. Ora è necessario recuperare tutto il tempo perso», le ha fatto eco l’onorevole Marianna Ricciardi.
«Oggi abbiamo risorse finanziare a disposizione e l’impegno che tutti dobbiamo assumere è che queste risorse possano essere investite per dare ulteriore impulso ad attività come lo screening per l’epatite C», ha proseguito l’onorevole Gilda Sportiello.
Intanto, nei giorni scorsi la Conferenza Stato-Regioni ha prorogato a tutto il 2023 la campagna di screening riservata alla fascia 1969-1989 che avrebbe dovuto concludersi entro il 31 dicembre 2022.
«L’Intesa ha garantito un margine di tempo superiore alle Regioni che, per diverse ragioni, non hanno ancora avviato la campagna di screening a livello locale», ha evidenziato il presidente di EpaC onlus Ivan Gardini.
Fonte: healthdesk.it