Appello Iss per attivare programmi di screening regionale per epatite C per cui c’è fondo dedicato. La Campania intanto coinvolge le farmacie
Tutte le Regioni italiane sono chiamate allo screening per l’epatite C per il quale è stato messo a disposizione un fondo dedicato; tuttavia, molte non sono ancora partite e in quelle in cui è stata già avviata la campagna resta una bassa aderenza e scarso utilizzo dei fondi stanziati. Se ne è discusso al convegno online “Dal decreto attuativo sullo screening hcv all’obiettivo di eliminazione” organizzato dall’ Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dal Ministero della Salute, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra le Regioni italiane incentivando un maggiore impegno nella lotta alle epatiti virali. Un passo avanti è stato fatto in Campania che ha coinvolto le farmacie con l’effettuazione del test per la rilevazione dell’anticorpo anti-Hcv con prelievo di sangue capillare.
Necessario accelerare i programmi di screening per l’epatite C su tutto il territorio
Le priorità emerse dal convegno riguardano un’accelerazione delle Regioni nei programmi di screening per l’epatite C, considerata una minaccia per la salute pubblica. Le azioni messe in atto devono puntare al raggiungimento di un elevato numero di persone che aderiscono allo screening come unico strumento per diagnosticare le infezioni spesso silenti ma che evolvono e provocano complicanze nel tempo.
Sabrina Valle, della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute ha sottolineato che L’evento ha fornito un aggiornamento sui percorsi di screening e trattamento dei pazienti con infezione da HCV in Italia, mettendo a confronto molteplici realtà regionali, discutendo le criticità emerse e condividendo possibili soluzioni. Inoltre, l’eliminazione dell’HCV è un obiettivo raggiungibile in Italia, se lo screening sarà implementato in modo più esteso e omogeneo in tutte le realtà regionali.
“Le attività di screening, diagnosi precoce e prevenzione che sono state interrotte o ridotte dal COVID-19 devono essere ora rilanciate, avvalendosi delle risorse a disposizione, delle normative di legge già stabilite e di reti territoriali regionali interdisciplinari – ha aggiunto Loreta Kondili, ricercatrice medico del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Iss- È importante un efficace coordinamento tra Stato e Regioni. Non è procrastinabile la diagnosi tardiva dell’infezione da HCV. Ampliare i programmi di screening, sostenere l’accesso ai farmaci ad azione antivirale diretta (DAA) e adattare programmi e modelli di assistenza per soddisfare i bisogni delle popolazioni chiave, sono strategie che possono spingere l’Italia ad eliminare l’epatite C nel prossimo decennio”.
Il modello della Campania coinvolge i farmacisti
Un passo avanti è stato compiuto dalla Campania che, nel percorso di attuazione dello screening, ha coinvolto, su base volontaria, le farmacie relativamente alle attività di primo livello (Farmacista 33). A fine aprile, infatti, è stato firmato da Federfarma e Assofarm regionali, e dalla Regione il Protocollo di intesa, che fissa l’operatività. L’effettuazione dei test rapidi in farmacia per i residenti o assistiti in Campania, nati tra il ’69 e l’89, ed effettuando l’esame per la rilevazione dell’anticorpo anti-Hcv con prelievo di sangue capillare. Se risultato risulta positivo, il farmacista consiglierà al paziente il percorso più adatto verso i centri specialistici per la presa in carico.
Epatite C in Italia: panoramica e studi costi-benefici
L’Italia è il paese europeo con il numero più alto delle morti correlate all’epatite C riportate in passato e con il più alto numero dei trattati dal 2015 ad oggi (oltre 251.000 pazienti trattati hanno eliminato del tutto il virus), riducendo così in modo significativo il peso della malattia da epatite C in Italia. Lo screening dell’epatite C è un intervento di salute pubblica altamente costo-efficace. La terapia con i farmaci antivirali comporta l’eliminazione dell’infezione, la riduzione della malattia del fegato, delle complicanze e delle morti correlate all’epatite C, nonché un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale.
Studi molto recenti condotti dal Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Centro di Studi Economici e Internazionali e HTA (CEIS-HTA) dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, hanno mostrato che uno screening rapido allargato alla coorte 1948-1968 a partire dal 2023 rispetto a uno screening lento o semplicemente una diagnosi ritardata quando il paziente diventa sintomatico, porterà a 10 anni circa 5.600 decessi, oltre 3.500 epatocarcinomi e/o oltre 3000 scompensi della malattia del fegato. I costi complessivi stimati, implementando uno screening rapido e successivamente l’eradicazione dell’epatite C nei soggetti infetti saranno a 10 anni di circa 62.289.549 euro in meno rispetto ai costi complessivi stimati con una strategia di screening lenta e non efficace.
Fonte: farmacista33.it