Coinvolte 920mila persone. Giani: “Per una malattia spesso silente come l’epatite C una diagnosi precoce è determinante”
Firenze, 29 luglio 2023 – Partirà a settembre in Toscana un programma di screening gratuito sull’epatite C, infezione del fegato provocata da un virus che si trasmette mediante contatto con sangue infetto, ma da cui oggi si può guarire se diagnosticata tempestivamente.
I controlli del programma promosso dalla Regione riguardano tutti i nati tra il 1969 e il 1989 (circa 920mila persone tra 33 e 53 anni).
A questi si aggiungono l’intera popolazione carceraria e coloro che sono seguiti dai servizi pubblici per le dipendenze: oltre 20mila persone, al censimento di pochi mesi fa. In questo caso, però, il programma è già stato avviato da più di un anno.
Cosa prevede lo screening
Lo screening consisterà in un test rapido, pungidito, su sangue capillare per la ricerca di anticorpi anti-Hcv. Il risultato sarà disponibile in pochi minuti. Per realizzare i controlli, gratuiti per i cittadini, la Toscana ha ricevuto dallo Stato 4 milioni e 962 mila euro.
Lo screening sarebbe dovuto partire nel 2019, secondo le indicazioni del Ministero, ma poi la pandemia da Covid-19 ha costretto tutte le Regioni ad un rinvio. I test saranno effettuati a partire da settembre nelle sedi delle associazioni di volontariato che hanno aderito al progetto.
“Questa campagna sarà una delle azioni più importanti sul fronte della prevenzione nell’ultimo trimestre di quest’anno – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani -. In sanità, dopo l’emergenza del Covid, stiamo concentrando gran parte delle energie proprio sulla prevenzione. E per una malattia spesso silente come l’epatite C una diagnosi precoce è determinante: per la salute delle singole persone, ma anche per la riduzione dei costi a carico del sistema sanitario”.
Per l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini “la Toscana rinnova un impegno che ci ha visto attivi anche in passato. Nel 2015 l’allora giunta regionale lanciò un programma per l’eradicazione dell’infezione, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, per trattare soggetti infetti in via cronica e noti al sistema sanitario, ma non ancora non sottoposti a terapia. Adesso investiamo sulla prevenzione secondaria, partendo da una diagnosi veloce con l’obiettivo di individuare quelle persone inconsapevoli di avere l’epatite C e garantire loro accesso alla cura”.
Fonte: (lanazione.it)